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15 Settembre 2010 - da Los
Angeles a Cambria
Siamo purtroppo arrivati all’ultimo giorno di permanenza nella
Città degli Angeli…..ci sono voluti tre viaggi consecutivi per
imparare a muoverci in questa immensa metropoli ma alla fine
possiamo dire di essercela goduta il più possibile, almeno per
quanto il poco tempo a disposizione ce lo abbia permesso. Come
detto più volte l’impatto con una realtà del genere può essere
sconvolgente per un turista europeo, che il più delle volte
rimane deluso o schifato da Los Angeles, non conoscendo bene
cosa fare, cosa vedere e come organizzarsi. Noi stessi abbiamo
fatto una fatica immane a destreggiarci nel traffico, a
resistere all’afa, a raggiungere i punti d’interesse sparsi per
un territorio vastissimo, così ben servito eppure così
maledettamente confusionario. Per fortuna quest’anno tutto è
andato alla grande e servendoci di tanta pazienza ci siamo tolti
quasi tutti i nostri sfizi. Certo, restano ancora degli appetiti
irrisolti, ci sarebbero ancora altre cose da fare: che so una
partita di basket allo Staples Center, un concerto all’Hollywood
Bowl, un bagno a Malibù, un evento al Nokia Center… Comunque
sia, per conto mio, va più che bene così! Il nostro ultimo
mattino a L.A. inizia come sempre con un bel frapuccino da
Starbucks, dopo aver lasciato definitivamente la nostra stanza
al Beverly Garland. Anche oggi splende un caldo sole che
illumina il cielo azzurro e limpido, non ancora contaminato
dalla grigia coltre di smog che si accumula con il passare delle
ore. Fa caldo ed anche questa non è una novità. Il programma
odierno prevede di risalire la costa sino a Cambria, nei pressi
di San Simeon, 380km a nord di Los Angeles. Un piacevole viaggio
accanto all’Oceano con arrivo previsto in tarda serata. Per il
resto della giornata non abbiamo un piano preciso di cosa fare,
salvo che per l’ennesima volta vorremmo tentare di bagnarci nel
Pacifico a Malibù. |
lo storico Whisky a Go Go
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Decidiamo allora di muoverci verso la costa,
evitando però le freeway per non rimanere prigionieri nel traffico.
Usciamo subito dalla 101, a Hollywood, ma scopriamo ben presto che
anche le strade “normali” sono intasate dalle automobili in coda.
Niente panico, con un po’ di pazienza possiamo girare la situazione
a nostro favore; intanto percorriamo un’ultima volta il Sunset
Boulevard sfrecciando – per modo di dire – tra i cartelloni
pubblicitari e i locali chiusi della Strip, poi prendiamo la strada
della UCLA, visto che nel mentre la Daniela ha vinto la sua
indecisione sull’acquistare o meno una felpa dei Bruins. Per la
prima volta in tre anni ci godiamo con calma il tratto della Strip,
guidando in totale relax e permettendoci pure qualche sosta in
luoghi “cult” come lo storico Chateau Marmont – l’albergo delle star
– e il Whisky a Go Go. Nomi e luoghi che ai più diranno poco o nulla
ma che sono dei “luoghi sacri” per ogni appassionato di cinema e
musica rock che si rispetti. Accanto alla strada, in mezzo alle alte
palme, svettano i giganteschi cartelloni che pubblicizzano le serie
televisive più famose e in voga del momento. Arriviamo in fretta
alle porte di Beverly Hills, poco prima di lasciare il Sunset per
fare ritorno all’UCLA. Restiamo all’università giusto il tempo che
la Dani espleti finalmente il suo acquisto, mentre attorno a noi il
mondo degli studenti è in grande fermento per l’ormai prossimo
inizio dell’anno scolastico. Come previsto, il tempo richiesto per
gli spostamenti ha quasi completamente riempito il mattino.
Riprendiamo la lenta marcia per Santa Monica quando sono ormai le
11.30 ed arriviamo sulla costa intorno a mezzogiorno, accolti da una
fitta coltre di nebbia che sale dall’Oceano. Solo pochi chilometri
nell’entroterra e la foschia si dirada, lascia il posto al sole cui
ci eravamo abituati. Sul mare, invece, sembra di essere in autunno.
Viste le condizioni meteo abbandoniamo con rammarico l’idea di
salire sulla ruota panoramica di Santa Monica…è inutile, in tre anni
non c’è stato verso di salirci!! Poiché è ancora presto per pranzare
decido che è il caso di fare un salto a Venice, sia perché una
visita è d’obbligo come da consuetudine sia perché potrebbe essere
l’ultimo tentativo per trovare la tshirt celebrativa dei Lakers,
freschi vincitori dell’ultimo campionato NBA. Purtroppo non troverò
la maglietta ma almeno ci saremo concessi una divertente passeggiata
nel delirio del Venice Boardwalk.
Santa Monica Beach
Decidiamo allora di muoverci verso la costa,
evitando però le freeway per non rimanere prigionieri nel traffico.
Usciamo subito dalla 101, a Hollywood, ma scopriamo ben presto che
anche le strade “normali” sono intasate dalle automobili in coda.
Niente panico, con un po’ di pazienza possiamo girare la situazione
a nostro favore; intanto percorriamo un’ultima volta il Sunset
Boulevard sfrecciando – per modo di dire – tra i cartelloni
pubblicitari e i locali chiusi della Strip, poi prendiamo la strada
della UCLA, visto che nel mentre la Daniela ha vinto la sua
indecisione sull’acquistare o meno una felpa dei Bruins. Per la
prima volta in tre anni ci godiamo con calma il tratto della Strip,
guidando in totale relax e permettendoci pure qualche sosta in
luoghi “cult” come lo storico Chateau Marmont – l’albergo delle star
– e il Whisky a Go Go. Nomi e luoghi che ai più diranno poco o nulla
ma che sono dei “luoghi sacri” per ogni appassionato di cinema e
musica rock che si rispetti. Accanto alla strada, in mezzo alle alte
palme, svettano i giganteschi cartelloni che pubblicizzano le serie
televisive più famose e in voga del momento. Arriviamo in fretta
alle porte di Beverly Hills, poco prima di lasciare il Sunset per
fare ritorno all’UCLA. Restiamo all’università giusto il tempo che
la Dani espleti finalmente il suo acquisto, mentre attorno a noi il
mondo degli studenti è in grande fermento per l’ormai prossimo
inizio dell’anno scolastico. Come previsto, il tempo richiesto per
gli spostamenti ha quasi completamente riempito il mattino.
Riprendiamo la lenta marcia per Santa Monica quando sono ormai le
11.30 ed arriviamo sulla costa intorno a mezzogiorno, accolti da una
fitta coltre di nebbia che sale dall’Oceano. Solo pochi chilometri
nell’entroterra e la foschia si dirada, lascia il posto al sole cui
ci eravamo abituati. Sul mare, invece, sembra di essere in autunno.
Viste le condizioni meteo abbandoniamo con rammarico l’idea di
salire sulla ruota panoramica di Santa Monica…è inutile, in tre anni
non c’è stato verso di salirci!! Poiché è ancora presto per pranzare
decido che è il caso di fare un salto a Venice, sia perché una
visita è d’obbligo come da consuetudine sia perché potrebbe essere
l’ultimo tentativo per trovare la tshirt celebrativa dei Lakers,
freschi vincitori dell’ultimo campionato NBA. Purtroppo non troverò
la maglietta ma almeno ci saremo concessi una divertente passeggiata
nel delirio del Venice Boardwalk.
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La nostra risalita verso Nord della costa
californiana è appena iniziata ma già decidiamo di fare una
sosta. Il vento soffia incessantemente, l’idea di farsi un bagno
nell’Oceano è da scartare ma perché privarsi di un po’ di relax
in spiaggia? Tutto il tratto di costa intorno a Malibù è molto
bello ma il punto più accessibile – anche perché gratuito – è
probabilmente Zuma Beach. Questa immensa spiaggia si stende per
chilometri a Nord di Point Dume ed oggi è pressoché deserta. La
Dani, stanca e un po’ provata dal mal di testa, si stende nel
tentativo di riposare. Nel mentre io cerco invano di leggere il
giornale, il vento è veramente fastidioso. Mi rilasso allora
osservando il bel panorama, la pace della spiaggia deserta,
l’azzurro delle onde agitate dell’oceano. Accanto a noi un folto
gruppo di gabbiani infreddoliti decide improvvisamente di
alzarsi in volo; in un attimo sopra le nostre teste si scatena
un inferno di ali impazzite ed anche i bombardamenti hanno
inizio: la Dani viene presto colpita alle gambe dallo scarico di
un gabbiano….ma del resto uscire indenni da una tempesta di
gabbiani in volo era impossibile!!! La merda di gabbiano ci
riporta alla realtà, abbiamo oziato più di un’ora a Zuma Beach,
è il caso di rimetterci in marcia. Sono le 16 passate e ci
aspettano più di 300km di viaggio. Soste comprese e conoscendo i
nostri ritmi – per cui rispettare un orario è impossibile –
contiamo di arrivare a Cambria dopo le 21, come le altre volte,
pronti a saltare la cena perché a quell’ora i ristoranti già
chiudono in questa piccola cittadina sul Pacifico. Pochi
chilometri e la marcia si arresta di nuovo per la ricerca –
fruttuosa – di delfini nei pressi di Point Mogu: appena scesi
dall’auto la Daniela ne avvista un grosso esemplare poco
distante da riva. Perdiamo altro tempo in osservazione di
eventuali altri mammiferi ed infine partiamo nuovamente, questa
volta senza altre soste programmate a breve. |
Point Mugu |
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Dopo Oxnard la strada abbandona l’Oceano ed è più comodo entrare
nella Highway 101. Come nostra abitudine riusciamo a perderci nella
campagna ed inoltre,a causa di alcuni lavoro stradali, lo svincolo
d’ingresso è chiuso. Fermi ad un semaforo tentiamo di studiare la
mappa ma ci verrà in aiuto un messicano, che dalla jeep accanto ci
vedrà un po’ incasinati. La gentilezza degli abitanti di locali non
verrà smentita, nemmeno quando, dimenticando le sue indicazioni, ci
perderemo ancora e chiederemo aiuto ad un altro automobilista.
Quest’ultimo ci scorterà praticamente sino all’ingresso della 101,
rendendo impossibile un nostro ulteriore smarrimento. Una volta
entrati sulla highway possiamo riprendere il viaggio a Nord in
tranquillità. Mentre la Dani si appisola io guido sotto le luci
dell’ormai prossimo tramonto. Raggiungiamo Santa Barbara veramente
in fretta, il traffico è più che scorrevole. La strada torna a
seguire la costa, l’oceano è tinto dai magnifici colori del
tramonto. L’enorme sfera arancione del sole scende lentamente sino a
scomparire nell’azzurro del mare. Lo spettacolo è veramente sublime.
Nulla sembra poter turbare questa serenità. Intanto però la spia
della riserva è accesa da un pezzo e chilometro dopo chilometro
intorno a noi continua a non esserci nulla….da Santa Barbara non vi
è alcun segno di vita, nessun centro abitato, nessun distributore di
benzina…inizio ad agitarmi ma la mappa indica un paio di potenziali
agglomerati urbani. Dopo so bene che vi è il nulla per decine di
chilometri, anche perché la strada lascia la costa, si arrampica
sulle colline e devia nelle gialle campagne dell’entroterra. Il nome
Gaviota rappresenta l’ultima di speranza di trovare qualche forma di
vita e per fare rifornimento. Il panico però mi assale quando il
cartello di benvenuto indica una manciata di abitanti, peraltro
sparsi chissà dove sulle colline. Nient’altro. Intorno a noi mare,
colline, mucche. La situazione è veramente critica perché siamo
entrati in riserva poco prima di lasciare Los Angeles: abbiamo
percorso almeno 150Km in queste condizioni….il prossimo centro
abitato è Lompoc, a 40Km di strada tortuosa tra le colline. Intanto
anche l’oscurità inizia a scendere velocemente. Sono in preda al
panico e sveglio la Daniela, sino ad ora ignara della situazione.
Lei non sembra capire subito la gravità di quello che sta per
accadere…rimanere a piedi nel mezzo del nulla, al buio….Prendiamo la
California 1, la via più breve per Lompoc. Un silenzio irreale
scende sull’abitacolo. Ogni nostro respiro sembra voler spingere
l’auto qualche metro più avanti. Sono in un bagno di sudore e da un
momento all’altro mi aspetto che l’auto si fermi. Credo di avvertire
gli ultimi sussulti del motore ma così non è, la nostra auto viaggia
ancora. Nell’incredulità arriviamo a Lompoc, lodando l’infinita
grandezza del serbatoio!!! Sembra impossibile, ma è andata bene
anche questa. Il fazzoletto con cui mi asciugavo il sudore è ridotto
in brandelli. Le gambe mi tremano ancora. Superata anche questa
prova la Dani si concede un generoso milk shake. Riprendiamo la
marcia di avvicinamento a Cambria, stanchi al pensiero che siamo
appena a metà strada. Ormai è chiaro che tarderemo e digiuneremo, ma
non è un problema, lo sapevamo benissimo. La cosa migliore sarebbe
di prendere di nuovo la 101 a Santa Maria ma incredibilmente
riusciamo a perderci…continuiamo sulla 1, che qui si snoda
attraverso buie campagne e paesi microscopici. Non solo allunghiamo
la strada ma la ridotta velocità di marcia rende il viaggio
interminabile. I primi segni di civiltà li ritroviamo a Pismo Beach,
quando ritroviamo l’ingresso per highway 101. Adesso finalmente si
viaggia veloci, almeno sino a San Luis Obispo, teatro dell’ultima
deviazione ancora sulla California 1. Quando torniamo a costeggiare
l’oceano siamo ormai al termine del nostro travagliato viaggio, che
passa ancora per Morro Bay, Cayucos e infine Cambria. Il paese è
deserto e i locali chiusi. Dopo aver preso possesso della nostra
stanza e mentre la Dani si rilassa sotto la doccia, io vado in cerca
di cibo al market in paese. Come gli anni passati la scena è
identica: si cena – o meglio, si digiuna - a base di coca cola e
patatine, questa volta per giunta veramente piccanti e immangiabili! |
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