Home

Recensioni

Diario Tour 2010 Tour 2009 Tour 2008 Foto Usa 2010 Usa 2009 Usa 2008
 
 17 Settembre 2010 - L'addio all'Oceano

La nostra ultima giornata sul Pacifico si apre con una mattinata grigia, a causa della nebbia che avvolge la penisola di Monterey. Il fenomeno, come detto, è comune da queste parti e quindi ampiamente prevedibile, pertanto non ne facciamo un dramma. In fin dei conti il paesaggio è ugualmente caratteristico. Siamo in piedi di buon’ora perché anche quest’anno ci aspetta la gita in barca nella baia di Monterey, alla ricerca di balene e delfini. Con una giornata simile – come se l’Oceano non fosse già agitato per conto suo - so che mi aspetta il mal di mare, ma a dispetto della volta scorsa sono preparato, bastano un paio di accorgimenti – come non fissare l’acqua ma solo punti fissi e immobili- per sopravvivere senza dare di stomaco. L’appuntamento è alle 10 al Fisherman’s warf., dove ci aspetta la Princess Monterey - la nostra bagnarola – e i numerosi compagni di viaggio. Intorno a noi, nel porto e sugli scogli, oziano come sempre decine di leoni marini. Lentamente lasciamo il porto, inoltrandoci a Sud a poche miglia di distanza dalla costa. Scorrono una dopo l’altra Cannery Row, Pacific Grove, Spanish Bay. In due ore abbondanti di crociera ci sembrerà di aver navigato parecchio ma in realtà l’escursione si spingerà al massimo sino alla baia di Carmel, nei pressi della riserva di Point Lobos. Per il momento l’unico avvistamento – piuttosto fugace – sono stati un paio di delfini. Arrivati nei pressi di Pebble Beach il capitano ci informa che siamo in prossimità di incontrare una coppia di Blue Whales. Osservando con attenzione in lontananza possiamo scorgere una grossa sagoma scura a pelo dell’acqua. Un’altra nave è già nei pressi dei mammiferi, quindi dobbiamo attendere pazientemente il nostro turno per avvicinarsi.


Monterey Whale Watching

Per mia fortuna l’Oceano non è particolarmente agitato, così riesco a gestire piuttosto bene la nausea, a differenza di una povera malcapitata che inizia a vomitare senza sosta dal ponte della barca. Proprio quando le abbiamo raggiunte le due balene iniziano a spostarsi, costringendoci ad una lenta “caccia” per seguirne i movimenti. Improvvisamente una grande coda, dalla sagoma inconfondibile, emerge imponente dall’acqua, regalandoci una visione davvero emozionante. Anche perché il resto dell’osservazione si limita alle sole sagome delle balene e a qualche grosso spruzzo. Il fatto che i due mammiferi si spostino continuamente, unito all’arrivo di altre imbarcazioni cariche di turisti, rendono impegnativa la nostra ricerca. Dopo alcuni minuti al capitano non resta che desistere e provare ad inoltrarsi ancora un po’ a Sud. A questo punto però non ci saranno più altri avvistamenti e la gita diventerà solo un piacevole tour panoramico della Penisola di Monterey. La suggestiva bellezza del posto è ancor più apprezzabile da una così insolita posizione di osservazione.

Pacific Grove

Rientriamo al Fisherman’s warf in perfetto orario, giusto all’ora di pranzo. I leoni marini sono sempre li, numerosi e chiassosi. Adesso, posso finalmente divorare il tanto agognato combo sandwich di granchi e gamberi!! Sinceramente non aspettavo altro! Per la Daniela invece facciamo sosta da Il Fornaio a Carmel, per un appetitoso sandwich vegetariano. Il programma pomeridiano prevede l’immancabile tour della 17 Mile Drive. Tre viaggi in California e tre passaggi nella Penisola di Monterey!! Lo so, probabilmente siamo malati…ma la bellezza di questi paesaggi ancora non ci stanca. Sebbene l’impatto e la meraviglia vissuti il primo anno non siano ripetibli – anche per via delle perfette condizioni atmosferiche – il senso di pace regalato da questi aspri luoghi contagia anche uno come me, non particolarmente legato al mare. Figurarsi per la Daniela, cresciuta a stretto contatto con l’ambiente marino, elemento per lei imprescindibile. Seguiamo la penisola da Nord a Sud, da Spanish Bay a Pebble Beach, passando per Restless Sea e la Bird Rock. Qui oggi troviamo parecchi turisti in sosta, intenti ad osservare i rumorosi leoni marini che popolano la grossa roccia che emerge dall’Oceano. Questa volta però i veri protagonisti sono gli scoiattoli che assediano i passanti alla continua ricerca di cibo. Le piccole bestie oggi sono davvero scatenate e sembra esserci un’invasione in corso, a decine schizzano fuori da ogni scoglio, correndo ovunque. Mi siedo un attimo su un panchina e sono già assalito, nonostante non abbia nulla per richiamarli un paio di loro mi si arrampicano sulle gambe. Non ho veramente alcunché per cibarli ma non demordono, corrono via e ritornano un attimo dopo, speranzosi ma anche molto molesti.

 

Posso toccarli e giocherellare con loro, ma quando è ormai chiaro che da me non riceveranno alcun nutrimento mi beccherò in cambio un bel morso su un dito!! Anche piuttosto doloroso con quei dentini…Su uno scoglio davanti a noi una coppia di scoiattoli sembra scambiarsi tenere effusioni, un’immagine che riuscirò anche ad immortalare. Le scene regalate da questi folli animali sono così divertenti che non vorrei più andarmene ma la Daniela mi richiama giustamente all’ordine. Anche perché qualcosa per soddisfare la loro golosità ci sarebbe e sono ormai pronto per cedere alla loro incessante richiesta. Proseguiamo oltre, sostando a Cypress Point Lookout – dove vediamo qualche leone marino – e Lone Cypress – ovviamente il punto più fotografato. Non ci fermiamo invece a Pebble Beach, perché quest’anno all’ingresso non ci è stato dato il consueto buono omaggio per acquistare una coca cola allo store…Risaliamo lentamente la penisola verso Nord sino a Pacific Grove, per l’ultima,doverosa sosta: il saluto d’addio alle foche della “nostra” spiaggetta. Capitammo in questa piccola insenatura per puro caso, ai tempi del nostro primo viaggio negli Sates. Fu subito amore. L’area residenziale di Pacific Grove, alle porte di Monterey, con le sue caratteristiche villette affacciate sul Pacifico e circondate dai cipressi marittimi, è deliziosa. Alzarsi il mattino e guardare fuori verso l’Oceano, mentre qualche grassa foca ozia sulla sabbia sotto i tuoi occhi, deve essere un sogno. L’ultimo saluto è malinconico anche perché realizziamo che davvero non torneremo più qui, almeno non a breve.

 

Pacific Grove

 
Il nostro viaggio continua ma già da questa sera lasceremo la costa e l’Oceano per inoltrarci verso Est, verso la Sierra Nevada e poi nel deserto. Sono i nostri ultimi attimi sul mare. Inoltre il tempo inizia a stringere: pur non avendo fatto granché sono quasi le 17 e ci attendono 250km abbondanti per avvicinarci allo Yosemite. Prima di lasciare definitivamente Pacific Grove, Monterey e i Leoni Marini, mi concedo un paio di acquisti: una maglietta a Cannery Row e il cd di Isobel Campbell & Mark Lanegan in un negozio a Carmel. Il nostro sostentamento per il viaggio è costituito da qualche cioccolata e della coca cola. Alle 18 siamo pronti per partire, direzione Mariposa. I 250 km che dobbiamo percorrere per Mariposa, alle porte dello Yosemite, si rivelano più lunghi del previsto. Un po’ perché ci mettiamo in moto stanchi nel tardo pomeriggio per fare tanti chilometri, un po’perché il percorso non è sempre agevole. Inizialmente scegliamo di seguire la direzione verso Salinas, costeggiando le dolci colline ingiallite dove si trova anche il circuito di Laguna Seca. Una volta arrivati nel capoluogo della Contea di Monterey prendiamo l’highway 101 direzione Nord, che lasceremo poi a Prunedale per seguire la 156. Questa altro non è che una strada statale come le nostre, semplice e piuttosto trafficata. Arrivati ad Hollister la statale diventa la sempre molto trafficata California 152, che inizia ad arrampicarsi sinuosa sulle coline del Diablo Rang. Attraverso il Pacheco Pass e costeggiando il grande lago della riserva statale di San Luis, si entra finalmente nella San Joaquin Valley, il cuore dell’agricoltura Californiana. La strada torna ad essere pianeggiante, in mezzo alla campagna e alla calura, nonostante sia ormai il tramonto. Nella valle la 152 a Los Banos diventa l’arteria principale del paese. Qui, tra semafori, incroci, lavori in corso, il traffico quasi si blocca. E’ il punto più critico del viaggio: siamo stanchi e ancora parecchio lontani da Mariposa. Usciti finalmente dal delirio di Los Banos il traffico si normalizza e in qualche modo arriviamo nella polverosa Merced , quando ormai è scesa l’oscurità. Sono le 20 e secondo i nostri improbabili progetti in una mezz’ora dovremmo essere a Mariposa. Sappiamo che non rispetteremo mai questa tabella di marcia perché anche se la distanza ormai è breve, i 60km che percorreremo sulla 140 richiederanno un tempo maggiore. Da qui in poi la strada infatti inizia a salire, lentamente, dolcemente verso la Sierra Nevada. Merced è ancora in pianura e all’orizzonte vedi solo delle colline, così ti chiedi dove siano le montagne. Facciamo benzina, per essere sicuri di non rimanere a piedi, cosa che siamo ben capaci di fare! Finalmente la strada abbandona la campagna e inizia a salire su dolci colline ingiallite, coperte di sterminati campi dove pascolano le vacche. Quest’ultimo tratto di viaggio, come sapevo, è magnifico: siamo l’unica auto in movimento, in mezzo al nulla più assoluto, nell’oscurità rischiarata dalle stelle sparse in un magnifico limpido cielo notturno. Sono 60km di nulla, di natura solitaria. L’aria è fantastica. Il caldo e la polvere della san Joaquin Valley sono alle nostre spalle. I tornanti iniziano ad essere più numerosi e impegnativi. Le colline si coprono di fitti boschi. Dopo una curva appaiono le luci della piccola Mariposa. Sono le 21 passate e a quest’ora i pochi ristoranti sono chiusi. Non ci resta che andare al Burger King