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 17 Settembre 2008 - Monument Valley

Il mattino dopo la tempesta ci alziamo con calma, verso le 9, ben riposati. La notte, fortunatamente, ha stemperato un pò la tensione. Certo permane ancora un'aria "frizzante" tra di noi, ma pare che la crisi coniugale sia stata scongiurata. Io in realtà sono di pessimo umore.Questo é il giorno di una delle tappe chiave del viaggio, si visita la Monument valley e andiamo a litigare proprio la sera prima...ho paura che ci possiamo rovinare la vacanza. Per fortuna la Daniela ha molto più buon senso di me e riporta la situazione nei binari giusti, tollerando il mio muso. Ci penseranno poi i magnifi luoghi che visiteremo a fare di questa giornata la più bella del nostro viaggio. A parte il risveglio - per me l'ora di alzarsi é sempre uno dei momenti più difficili - ancora sofferente dei postumi della lite, siamo in buona forma. Prima di lasciare Wahweap diamo una rapida occhiata al Lago Powell dalla terrazza del nostro hotel, sito direttamente sulla marina. Quello che possiamo vedere é solo l'inizio del lago, poco prima della diga Glen. Il paesaggio é comunque fantastico; le rocce colorate che spuntano dall'acqua non sono altro che le cime di un immenso canyon, profondo più di 1000m. Il lago, creatosi dallo sbarramento del Colorado river, ha sommerso in circa 20 anni il canyon che occupava la zona, lungo più di 300Km, la maggior parte dei quali nello Utah. Quello che possiamo vedere oggi é una immensa distesa di limpide acque che si insinuano tra le rocce, formando un'infinità di piccole calette raggiungibili solo con una barca. Il lago meriterebbe un soggiorno a parte, con calma, magari su una delle house boat - le barche&casa dotate di ogni comfort - ormaggiate nel porto.

 


Horseshoe Bend

L'acqua limpida e il caldo invogliano ad un bagno...ma non c'é tempo, così saliamo a Page per fare colazione, in un altro bel café messicano. Ho bisogno anche di pile, non avendo più modo di ricaricare le mie. Appena fuori Page troviamo un enorme centro commerciale ma l'esperienza si rivelerà frustrante: i commessi indiani sono parecchio scortesi e mi fanno perdere una vita per cercare un adattatore di rete che alla fine non troverò; inoltre scopro che nei tre pacchetti che ho comprato (in offerta a 1$ l'uno...) non c'é una batteria funzionante. La collera sta salendo di nuovo ed é meglio muoversi, visto il tempo peduto. Lasciamo Page, prendiamo la 89 Sud e dopo una manciata di chilometri posteggiamo la macchina in un piazzale. Da qui parte un breve sentiero che, in mezzo alla polvere rossa, porta ad uno strapiompo sul Colorado river. Qui ,oltre 300 metri sotto i nostri piedi, il corso del fiume segue una curva ad U, scavando nella roccia rossa un ansa a ferro di cavallo. Per questo motivo il punto é chiamato Horseshoe Bend. La vista é assolutamente vertiginosa, essendo a picco sul baratro e senza alcuna recinzione. Siamo a valle del lago e l'acqua ha un meraviglioso colore verde intenso, che contrasta con il rosso delle pareti di roccia.Guardando intorno sull'altopiano, si può vedere la frattura nella roccia lungo tutto il corso del fiume. Poco più a valle il Colorado si unisce ad un suo affluente, il Paria River, per iniziare il suo corso nel Marble Canyon. Ancora più a Sud, dopo l'unione con il Little Colorado, il fiume ha scavato il Grand Canyon.

Monument Valley

Nonostante la profondità e la pericolosità del baratro molti intrepidi (o folli ..) turisti passeggiano sul ciglio del precipizio, dove la sabbia rende scivolosa la camminata sulle già instabili pietre...Torniamo all' auto inpolverati e accaldati dal sole di Mezzogiorno, poi facciamo rifornimento di benzina da due simpatici indiani. Page, infatti, é alle porte dell'immensa riserva Navajo, che si estende principlamente in Arizona, con propaggini in Utah e New Mexico. Prendiamo la 98, direzione Est verso Kayenta, nella parte Settentrionale della riserva. Il paesaggio é veramente fantastico, difficile da descrivere - purtroppo non l'ho immortalato con qualche foto. Attraversiamo il Kaibito Plateau, un altopiano a più di 1000 metri di altitudine, in un classico panorama dell'Ovest dominto da ampi spazi, deserti, praterie a perdita d'occhio, profondi canyon, mentre la strada scorre nel nulla, apparentemente senza fine. Il limpido cielo azzurro é macchiato da qualche bianca nuvola sparsa. I colori non sembrano nemmeno reali ma dipinti. Ogni tanto compaiono all'orizzonte nubi scure e capita che per qualche chilometro diluvi, per poi ritrovarsi in un attimo di nuovo sotto il sole.

 

La visione degli indiani ci riportà alla realtà, essendo la loro condizione piuttosto misera. Non é leggenda incontrare un grosso e sfasciato pickup a zonzo nella riserva, lento e agonizzante, con a bordo una famiglia Navajo.I pochi centri abitati che si incontrano sino a Kayenta sono perlopiù dei villaggi, piuttosto fatiscenti. Nei dintorni degno di interesse é il Navajo National Monument, un complesso di rovine indiane (risalenti a ben prima dei Navajo), ciò che rimane di un antico villaggio in fondo ad uno spettacolare Canyon. La gola e le rovine meriterebbero una visita a parte, per approfondire la storia e la cultura della popolazione indiana. Arriviamo a Kayenta, il centro abitato più grande della zona al confine con lo Utah, che sono le 14 circa. La polverosa cittadina, oltre che di turisti, é piena di indiani. Qui si trovano i maggiori servizi come la banca, i distributori, il supermarket e i motel. Pranziamo al volo in una pizzeria fast food - Pizza Edge - e devo dire che la pizza indiana non é peggio di tante altre. Il luogo é fatiscente, come il supermercato adiacente. Nel parcheggio vagano branchi di cani randagi che ogni tanto avvicinano i passanti alla ricerca di cibo,investiti dalla polvere del deserto portata dal vento.Molti indiani tendono all'obesità e si capisce, perché mangiano e bevono come fogne. E' sbagliato provare pena per loro, perché meritano rispetto.Purtroppo, a causa della mia suggestione, l'idea che mi danno é quella di un popolo vinto.Questa però é solo un'immagine che ci facciamo dai libri di storia, per la tragedia che queste popolazioni hanno vissuto. In realtà , come vedremo anche alla Monument valley, sono molto più dignitosi e fieri di quello che si possa pensare. A Kayenta, tra l'altro, c'é una grossa scuola per ragazzi, simile ad un campus univeristario!!

 

Monument Valley

 
Arriviamo alla Monument valley che sono le 15,dopo aver percorso la breve distanza da Kayenta, lungo l'highway 163. Attraversiamo uno scenario fantastico: la strada percorre una verde pianura - in realtà siamo in un altopiano a 1500 metri - cosparsa da rosse guglie di roccia e sabbia (butte). Ai bordi della strada ci sono le bancarelle dove i Navajo vendono i loro prodotti di artigianato. Quando arriviamo alla valle vera e propria la pianura diventa un deserto coperto di polvere rossa, flagellato continuamente dal vento, poi appaiono i famosi mittens che hanno fatto da sfondo a tanti western. L'area é popolata da indiani Navajo, alcuni dei quali campano di turismo, gestendo il vistor center e le escursioni, mentre altri vivono di agricoltura e allevamento come i loro antenati, abitando in hogan fatti di legno e argilla. Come ci spiegherà la nostra guida indiana queste "abitazioni" (basse e di forma rotonda) tengono caldo in inverno e fresco d'estate.La valle é visitabile percorrendo una strada sterrata, in mezzo alla polvere e in pessime condizioni, lunga circa 24Km. La velocità é ovviamente ridottissima, anche perché é necessaria la massima attenzione per schivare le buche. In caso di pioggia - i temporali, talvolta brevi ma intensi, non sono affatto rari - c'é forte rischio di rimanere impantanati. Inoltre é assolutamente vietato uscire dal percorso, se non accompagnati da una guida. Siamo in territorio indiano e, giustamente, i Navajo sono molto gelosi della propria terra. Per scoprire gli angoli più nascosti della valle la cosa migliore é fare un' escursione a cavallo. Essendo un plumone sono riluttante all'idea, immaginando i prezzi. Inoltre stiamo velocemente esaurendo i contanti e la disponibilità della mia carta é limitata...Per fortuna la Daniela insiste e così decidiamo di andare. Le mie paranoie si riveleranno infondate e l'escursione sarà davvero magnifica. Sono le 16 e il nostro turno é l'ultimo della giornata, dalle 17 alle 18.30. L'orario non é male, godremo appieno del tramonto sulla valle. L'organizzazione é spartana, ci si iscrive in una baracca all'esterno del centro visitatori. Gli indiani sono di poche parole e le indicazioni che ci vengono date sono minime. Tuttavia anche qui é possibile pagare con la carta di credito...quando si tratta di soldi sanno muoversi bene anche loro! Il ritrovo con la nostra guida é in mezzo alla valle, nei pressi di alcune abitazioni,all'ombra di una parete di roccia. Ovviamente é' assolutamente vietato avvicinarsi al villaggio. Due giovani indiani ci accolgono con la solita parsimonia di parole e ci invitano a firmare una liberatoria per cui sono sollevati da ogni responsabilità in caso di caduta da cavallo. Ci vengono spiegati alcuni rudimenti su come gestire l'animale, ma nessuno di noi ci capirà nulla - compresa la coppia di ragazzi italiani che ci farà compagnia nell'avventura. E' la nostra prima volta e siamo molto curiosi, complice il particolare scenario. Montiamo agilmente in sella, a parte la Daniela che quasi uccide il suo ronzino. Le povere bestie sono ormai abituate alla routine e si trascinano annoiate dietro la nostra guida, che si fa strada con agilità nella polvere.Il mio cavallo ha fame e si ferma continuamente per ravanare tra i cespugli...con grande maestria lo sprono a riprendere la camminata ma ad un tratto il ragazzo perde la ragione e decide di abbandonare il gruppo. Innervosito, aumenta sempre più l'andatura,sordo ai miei futili richiami. Non posso dire che stia galoppando ma per un neofita come me la velocità é sufficiente a spaventarmi...La guida mi grida cosa fare ma alla fine deve venire a recuperarmi, tra l'ilarità dei miei compagni. Era ovvio che capitasse a me l'imprevisto! La passeggiata fortunatamente continua in tranquillità e possiamo godere del magnifico paesaggio, quasi come protagonisti di un film western. Il sole inizia a calare e la valle assume colori splendidi. Adesso il rosso delle rocce sfuma in tinte arancio e rosa. Il ragazzo Navajo si scioglie un pò e chiacchiera piacevolmente con noi, spiegandoci qualcosa dei luoghi che attraversiamo.Siamo lontani dalla strada e dai turisti, qui regna la pace e il silenzio. Con grande gentilezza il ragazzo decide di allungare l'itinerario per farci ammirare il tramonto su tutta la pianura e così sforiamo ampiamente l'orario di ritorno. La gita termina che sono le 19,quando l'oscurità inizia a calare sulla valle. Mentre scendo il cavallo decide urinare e gli schizzi rimbalzano sulla mia gamba...E' il suo saluto di addio, con i due indiani che mi deridono mentre tento di ripulirmi..Non me la prendo troppo, é' stata un'esperienza fantastica e divertente, attraverso luoghi magnifici e maestosi, con vedute davvero indimenticabili.