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19 Settembre 2008 - Las Vegas
La nostra stanza al Luxor si trova nella facciata Sud della
piramide, verso il Mandalay Bay e l'aereoporto McCarran. Al
mattino le luci della strip sono ormai spente e il mastodontico
casinò di fronte a noi assume nuovamente il suo normale aspetto,
simile ad un gigantesco lingotto d'oro. Brilla uno splendido
sole e il cielo del West, come sempre, é di un limpido azzurro.
Ancora assonnati diamo un'occhiata fuori e,tra un aereo e
l'altro, notiamo un lavavetri che si cala dal tetto del Mandalay
Bay. La scena é curiosa, tenendo conto che parliamo di almeno un
centinaio di metri altezza...Al malcapitato presto si aggiungono
un paio di colleghi e così rimaniamo incantati a vedere la gente
che lavora, come fanno i pensionati. Intanto il traffico aereo,
alle nove di mattina, é già intensissimo. La stanza é
completamente insonorizzata e non é possibile aprire i
finestroni. Se vuoi dell'aria ti devi accontentare di quella
condizionata. Scorrendo la miriade di canali televisvi capitiamo
su "Ok il prezzo é giusto" nella versione originale, condotta da
un improponibile grassone. Tutto uguale, anche la voce che
chiama i concorrenti. Decidiamo che é ora di uscire per fare
colazione, lasciamo la stanza e ci perdiamo nei corrdoi
dell'hotel. Siamo quasi in cima alla piramide e la vista sulla
hall é vertiginosa. All'interno dell'albergo fervono i lavori di
ristrutturazione e intanto da Starbucks le brioches sono andate
esaurite. |
La Strip vista dalla Stratosphere Tower
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Ci accontentiamo di the e caffé roventi, che con
gli oltre 30° di temperatura esterna non sono proprio il massimo. La
città brulica di turisti, simili a tante formichine che corrono
ovunque come impazzite. Diamo uno sgurado veloce ai megastore della
Coca Cola e degli Smarties,poi decidiamo di recuperare l'auto e di
lanciarci nel traffico infernale della Strip. Con grande calma la
percorriamo verso Nord, passando uno dopo l'altro tutti i maggiori
casinò, sino ad arrivare allo Stratosphere. Il programma della
mattina prevede infatti di salire sulla torre che domina Las Vegas,
per godersi la vista a 360° della città e soprattutto per spararsi
una delle tre estreme attrazioni: in cima alla torre, a quasi 350
metri di altezza, ci sono infatti Insanity Ride (una specie di
giostra sospesa nel vuoto, che la Daniela farà), Big Shot (dove i
malcapitati vengono sparati prima in alto e poi in basso a velocità
folle) e infine X Scream (un roller coaster che si ferma nel
vuoto,fortemente inclinato verso il basso). Percorrere i pochi
chilomteri dal Luxor allo Stratosphere non é impresa facile, il
traffico é congestionato, anche a causa dei numerosi cantieri lungo
la strada. A Las Vegas gli opeari e le gru non si fermano mai, si
costruisce in continuazione. Oggi, a due mesi dal nostro viaggio e
in piena crisi economica mondiale, la città ha subito un grosso
colpo e le nuove futuristiche costruzioni devono sperare in una
rapida ripresa, considerando l'entità degli investimenti - non
dimentchiamoci che si parla di miliardi di dollari!!
Las Vegas
Una volta trovato un buco nell'immenso parcheggio
dello Stratosphere entriamo nel casinò ed é ovviamente necessario
attraversarlo tutto per arrivare all'ingresso della torre, passando
tra slot machine e tavoli da black jack, storditi dalla musica a
tutto volume e congelati dall'aria condizionata. In un attimo di
buon senso la Daniela decide da fare una sola delle tre attrazioni,
ritenendola giustamente più che sufficiente. La coda per salire si
sbriga in fretta, non prima di aver fatto una foto ricordo davanti
ad un poster della città, su brusco suggerimento degli addetti.
Ovviamente all'uscita se vorrai avere il prezioso scatto dovrai
pagare profumatamente, più di 20$. La cosa preoccupante é che sono
in molti a compiere l'acquisto, eccitati dalla possibilità di avere
una propria foto abbracciati con lo sfondo cartaceo di Las Vegas. In
poco meno di un minuto l'ascensore ti porta in cima alla torre, dove
si trova anche un costoso ristorante con vista panoramica. Il
penulmtimo piano é al chiuso e devi limitarti a guardare la città
dietro i finestroni ma fortunatamente puoi salire ancora, per
arrivare finalmente sulla terrazza all'aperto, in balia dei forti
venti,dove ci sono anche le tre folli attrazioni.
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La vista é magnifica, la città occupa tutta
la vasta piana desertica,circondata dalle montagne. A parte i
grattacieli della Strip le costruzioni sono tutte basse. Sparsi
qua e la immensi campi da golf costituiscono l'unica vegetazione
di una grande giungla di asfalto, tagliata da Nord a Sud dalla
trafficatissima Interstate 15. Il vento soffia davvero forte e
in passato ha spesso creato problemi alle meccaniche delle
"giostre", facendo vivere attimi di terrore ai malcapitati in
cerca di emozioni. Mentre io mi godo il panorama la Daniela
attende in coda di salire sull' Insanity Ride, tutta bella
eccitata. Una volta seduta quando, il braccio si sposta
lentamente verso l'esterno lasciandole così il tempo di guardare
di sotto, il suo sgurado tradisce un certo nervosismo!! Poi la
giostra parte e si trova a roterare velocemente nel vuoto, ad
altezza vertiginosa. Per sua fortuna l'esperienza dura veramente
poco e quasi non si accorge di aver volteggiato a oltre 300
metri dal suolo.Restiamo ancora un pò in cima alla torre, a
goderci il panorama, sinché lo stomaco non reclama. Si é fatta
l'ora di pranzo e quindi scendiamo al casinò,rifiutando di
comprare la foto fatta in precedenza. Come ogni hotel anche lo
Stratosphere ha un succulento e abbondante buffet, migliore e
anche più economico rispetto al Montecarlo. Questa volta mi
limito e con gran delusione della Daniela non ingurgito niente
di particolarmente shifoso. In compenso ci gonfiamo di coca cola
sino a star male! Una volta a stomaco pieno ci prepariamo a
lasciare Las Vegas quando sono le 14 passate, così ci
incamminiamo lungo la Strip verso Sud e,sotto un caldo
infernale, salutiamo con malinconia i casinò. |
Las Vegas - New York New York |
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Entriamo nella Interstate 15 direzione Los Angeles, 450km di strada,
preparandoci all'attraversata del deserto del Mojave. Sono
eccitatissimo!! Dopo aver valicato le Springs Mountain, man mano che
ci si addentra nel polveroso deserto la temperatura sale sempre di
più, arrivando a sfiorare i 40 gradi. La Daniela crolla addormentata
ed io inizio ad accusare il colpo, così non mi godo il
panorama....Siamo nella Mojave National Preseve, una vasta distesa
di polvere circondata da colline coperte da migliaia di cespugli di
artemisia,in un paesaggio davvero caratteristico che avevamo visto
dall'alto sul volo per LA. L'interstate é molto trafficata e
attraversa solo di rado qualche centro abitato, se così si possono
chiamare. Di questi Barstow é il centro più grande e spicca per la
presenza di un assurdo bellissimo outlet in mezzo al deserto -
comprensivo di mega store di Levi's e Vans!! Superata Victoriville
il deserto é ormai alle spalle e ti illudi di essere arrivato quando
entri nella contea di San Bernardino,con la mistica visione delle
San Gabriel Mountains, alle "porte" di Los Angeles.In realtà la
strada é ancora lunga, queste sono solo le propaggini orientali
dell'area di LA, non é corretto nemmeno parlare di periferia. Per
arrivare al nostro hotel a Venice dobbiamo macinare quasi altri
100km...Dopo San Bernardino compaiono finalmente cartelli dai nomi
familiari, tipo "Riverside" e "Pomona", e il mio cuore si apre...Quanto
ho sognato di essere qui! Tra una cosa e l'altra sono quasi 18 ed é
ormai il tramonto quando arriviamo a Pasadena, gran bella zona
residenziale per facoltosi ai piedi delle San Gabriel Mountains.
Siamo all'ora di punta di un caldo Venerdì sera e il traffico é
allucinante. In precedenza uno sceriffo ha inseguito a sirene
spiegate un automobile, zig zagando nel traffico,in una tipica scena
da film. Dopo Pasadena sbagliamo strada e anziché andare verso il
mare a Sud-Ovest continuiamo per la Valle verso Nord - Ovest. E' un
magnifico tramonto, alla nostra sinistra ci sono i grattacieli di
Downtown sbiaditi dalla nube di smog che copre la città.Continuiamo
lungo la nostra freeway verso Glendale e Burbank, cercando di
sopravvivere ai tagli da corsia dei folli autisti losangelini. I
primi giorni ci era parso che gli americani guidassero bene ma
questa sera sembrano dare davvero il peggio di loro, in un tripudio
di clacson e diti medi. Quando siamo nella valle e costeggiamo le
sedi dei network televisivi e della universal l'oscurita é ben che
calata. Non ci resta altro che godere di questo inatteso tour
panoramico, adesso siamo sulla Ventura Freeway (la 101) e alla
nostra sinistra ci sono prima le colline di Hollywood e poi le Santa
Monica Mountains, che proteggono a Nord la città. Fortunatamente
incontriamo la San Diego Freeway che ci riporta in città, verso Sud.
La visione é fantastica, un'enorme distesa di luci e di
automobili!!! Prima di rimanere bloccati nel traffico riusciamo ad
imboccare il Santa Monica Boulevard direzione mare, poi via su
Lincoln Boulevard sino a Venice, dove ci accolgono le altissime
palme del Venice Boulevard. Arriviamo in hotel, lo stesso della
prima notte, che sono le 20. Non tutti i mali vengono per nuocere:
l'inaspettata "deviazione" autostradale ci ha permesso un fuori
percorso di parecchi chilometri che ci ha regalato viste della città
come avevo sognato! Il nostro hotel, il "Venice Beach suite &
hotel", é direttamente sulla spiaggia e non ha veramente nulla che
possa far pensare a delle confortevoli suites. Il quartiere di
Venice é molto "pittoresco" e bohemien, seppure alcune recenti
abitazioni abbiano un design originale e moderno. La prima notte di
viaggio, stanchi e allo stesso tempo esaltati dall'avventura, non
avevamo fatto molto caso alla stanza, che non era neppure male.
Questa volta non ci viene data allo stesso prezzo la "suite migliore
dell'hotel", abbiamo un stanza standard. Quando ci sistemiamo a
momenti ci prendo un colpo: la camera é orrenda, piccola e sporca.
Camminando sul parquet le scarpe cigolano da quanto é appiccicoso...Sono
sull'orlo di una crisi di nervi temendo la reazione della Daniela,
ma questa volta lei si mantiene la calma e la situazione non
degenera. Dobbiamo fuggire e passare meno tempo possibile in quel
loculo. Siamo affamati e per fortuna sappiamo che a Santa Monica c'é
il Fornaio, ottimo ristorante italiano di una catena che abbiamo
provato a San Francisco. Cogliamo al volo l'occasione e in pochi
minuti siamo a Santa Monica. E'un Venerdì sera e l'ordinato
quartiere pullula di vita. Rinfrancati troviamo parcheggio -
ovviamente a sono tutti a pagamento e i prezzi sono lievitati
rispetto alle ore diurne - e ci incamminiamo verso il locale,
dribblando qualche povero senzatetto. E'impressionante come gli
abitanti locali siano talmente abituati alla loro presenza da non
considerarli nemmeno, quasi fossero tapezzeria. Ceniamo e finalmente
possiamo rilassarci. E'una tranquilla serata di Settembre,
leggermente fresca, ma si sta bene. Cammiano sul molo dove qualcuno
pesca uno squaletto mentre un cinese diverte i passanti con il suo
patetico spettacolo circense. La spiaggia é piene di gente,
l'atmosfera é davvero piacevole, ci sono un sacco di giovani. Sono
felice e osservo le luci della città, lungo la Santa Monica Bay, da
Nord a Sud, da Malibù a Palos Verdes. |
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