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20 Settembre 2008 - Santa Monica e
Hollywood
.Il rientro nella nostra "accogliente" camera dopo la bella
serata passata a Santa Monica é stato traumatico, ma
fortunatamente la stanchezza ha avuto il sopravvento e siamo
crollati nel giro di pochi minuti, consapevoli che l'indomani
avremmo lasciato quella topaia senza alcun rimpianto...peccato,
perché la prima notte ci eravamo tovati bene e in fondo Venice
non é poi così male. Guardando in giro però lo standard degli
hotel non é elevatissimo, direi adeguato alla zona, decisamente
anticonformista. La notte del nostro arrivo forse vedevamo le
cose in un altro modo, carichi come eravamo. Tuttavia non potrò
mai dimenticare quando ci siamo alzati quel primo mattino e
fuori dalla finestra non c'era la solita vecchia pianura Padana
ma le palme,la spiaggia e l'Oceano..mi si apre ancora il cuore!!
E' vero che a quell'ora c'era già qualche matto che frugava
nella spazzatura sul boardwalk, ma questa é Venice. Tornando a
noi,al risveglio la prima cosa che abbiamo fatto é stato cercare
su internet un albergo per la notte e, dopo un'attenta analisi,
la scelta é caduta sul Beverly Garland della catena Holiday Inn,
sito nella valle a due passi dagli Universal studio's.
Rinfrancati nel morale scendiamo in strada per fare colazione da
Zelda's Corner, proprio accanto alla nostra stamberga,come il
primo giorno. E'una giornata splendida, calda, quindi non
possiamo che prendere due thé bollenti,davvero imbevibili da
quanto sono caldi!!Lasciamo Venice e percorriamo Pacific Avenue
sino al Santa Monica Pier, dove cerchiamo da parcheggiare, senza
aver tenuto conto che é un caldo Sabato di Settembre. Inutile
dire che centinaia di losangelini si sono buttati in spiaggia
prima di noi ed é impossibile trovare un buco per l'automobile. |
Santa Monica - Ocean Park
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La mia proverbiale pazienza é messa a dura prova
e so che basta un niente per farmi esplodere. Cerco di controllarmi
ma quando un americano mi ruba il posto sotto il naso perdo le
staffe e mi attacco al clacson,imprecando come un pazzo. Una scena
davvero pietosa che fa giustamente vergognare la Daniela. Lei, a sua
volta, non si controlla e nasce una delle nostre feroci discussioni,
che rischia di mandare a monte la giornata. Per fortuna ritorno in me e decido
di cercare un parcheggio lontano dal centro di Santa Monica, in una
zona più tranquilla un paio di chilometri a Sud. La sorte mi arride
e troviamo un immenso parcheggio libero, anche più economico. Una
volta fermi cerco di ricucire lo strappo, ma la Daniela non ne vuole
sapere. Continuiamo ancora con questo assurdo siparietto sinché
finalmente non si decide a scendere e allora bastano pochi passi
perché il suo umore cambi completamente: la spiaggia é fantastica,
enorme, il sole risplende in un limpido cielo azzurro, la vista
spazia su tutta la baia, le onde schiumose dell'oceano sono
cavalcate dai surfisti e ti invogliano a sfidarle. Lungo la pista ciclabile é un continuo
susseguirsi di biciclette,pattini e skateboard,mentre nel parcheggio
un gruppo di ragazzi si sfidano a hockey sui roller, utilizzando dei
bidoni della spazzatura come porte improvvisate. Guardarli é
divertente,sono esaltatissimi, si scontrano con veemenza e si
accartocciano sull'asfalto quasi come se provassero piacere. Intanto
sull' ocean boardwalk una signora passeggia con il suo cane al
guinzaglio, un piccolo e simpatico barboncino nero, che saltella
fiero con il suo cappellino con visiera che gli riparara la testa
dal sole.
Santa Monica e Pacific Palisades
A questa visone alla Daniela torna il sorriso e possiamo fiondarci in spiaggia,alla buon'ora!! Qui c'é meno gente rispetto
alla Santa Monica Beach vera e propria, la spiaggia é pulita e
tranquilla. Ci sediamo sulla sabbia giusto un paio di minuti,poi il
richiamo dell'Oceano diventa troppo forte, dobbiamo bagnarci e
affrontare le onde. L'acqua é veramente gelida e in pochi osano
sfidare il mare senza l'aiuto di una tuta. Fare un bagno come lo
intendiamo noi é impossibile,non si riesce a nuotare in acque così
fredde e agitate. L'acqua é bassa anche allontanandosi di parecchi
metri dalla riva ma le onde,alte anche un paio di metri, ti
sommergono facilmente. Affrontarle é davvero divertente: prima il
mare risucchia con forza l'acqua, che si ritrae dalla spiaggia sino
a formare l'onda che poi arriva impetuosa e ti trascina sino a riva. L'acqua mena dei colpi piuttosto forti e in
breve ci troviamo con un bel mal di collo...Il baywatch, nasando
la nostra imprudenza, ci osserva attentamente, pronto a
intervenire. Giocare con queste onde può essere pericoloso e
anche gli esperti surfisti fanno parecchia fatica a cavalcarle.Quando
il gioco ha fine,contenti come due bambini, corriamo a
sciacquarci nelle docce pubbliche e poi ci rosoliamo lentamente
sotto il caldo sole californiano di Mezzogiorno, sinché lo
stomaco non reclama giustamente il pranzo.
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Lasciamo la spiaggia
e quando recuperiamo l'auto i due thé presi a colazione sono
ancora caldissimi!! Siamo due ganzi e percorriamo Ocean Avenue
sul nostro macchinone, in mezzo alle palme, costeggiando
Palisades Park e il mare da un lato e gli hotel di lusso
dall'altro. Svoltiamo su Wilshire Boulevard e incrociamo sulla
destra la Third Street Promenade, una magnifica area pedonale
piena di locali,café,librerie e negozi sportivi. La fortuna é
con noi e troviamo subito da parcheggiare,quindi non ci resta
che immergerci nella vita di Santa Monica. Il quartiere,così
ordinato e pulito, é un emblema delle contraddizioni americane:
i locali e i negozi sono pieni di giovani che si divertono e
fanno spese, ad ogni metro incontri qualche ottimo musicista che
delizia la platea, sia esso un pianista o un ballerino, si
respira un'aria magica,poi guardi sulle panchine e vedi decine
di senzatetto abbandonati a se stessi, nessuno sembra notare la
loro esistenza. La vita qui scorre così, tra un hamburger e un
milk shake, mentre passeggi e osservi le vetrine cercando di
evitare uno storpio che elemosina qualche centesimo.A parte tutto la passeggiata é davvero piacevole, per fortuna siamo
dei benestanti turisti europei e la nostra unica preoccupazione é
trovare un posto dove pranzare. Ci permettiamo anche di fare i
difficili ma quando capitiamo al Café Bellagio i suoi panini ci
impediscono di proseguire. I giovani gestori parlano un ottimo
italiano e probabilmente sono dei nostri compaesani. Il cibo é
decisamente valido e il giro di clienti lo testimonia, tanto che
i due sguatteri in cucina - ovviamente degli ispanici - devono
darsi parecchio da fare.Saziata la nostra fame riprendiamo a camminare
sino alla fine del viale, dove compaiono anche i gazebo dei
sostenitori di Obama e McCain, in corsa per le presidenziali. |
Hollywood - Walk of Fame |
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I
Californiani, come abbiamo visto per tutto il viaggio, sentono molto
la questione e sostengono con energia il proprio candidato,tuttavia
ai gazebo é facile vedere le due opposte fazioni colloquiare
amabilmente. Un clima sereno e impensabile dalle nostre parti, così
come vedere un gruppo di ragazzini punk che inneggiando a Obama
compra delle spille al suo gazebo. Troviamo anche degli ottimi
negozi sportivi ma tra un dubbio e l'altro riusciamo a non comprare
nulla!! Intanto si sono fatte le 15 ed abbiamo ancora un sacco di
cose da fare; il programma del pomeriggio prevede di passare alla
UCLA e poi di salire lungo tutto il mitico Sunset Boulevard sino a
Hollywood. Torniamo lungo il mare immettendoci nella California 1,
poco prima di Topanga Beach deviamo a destra sulle colline lungo il
Sunset. Il viale - lunghissimo,oltre 40km - scorre ai piedi delle
Santa Monica Mountains e attraversa inizialmente il quartiere di
Pacific Palisades, costeggiando alcune magnifiche abitazioni immerse
nel verde, nascoste dietro delle alte siepi. Il traffico é
infernale, tutti guidano come matti, le auto sembrano arrivare da
ogni parte. Dopo una breve sosta in un supermarket arriviamo prima a
Bel-Air e poi a Beverly Hills, esclusivi quartieri per ricchi. Qui
la povertà e la miseria non devono entrare, cosi i quartieri sono
separati dal resto della città da mura e cancelli, quasi a creare
dei mondi a parte. I viali attraversano file di altissime palme,
tutto é pulito e ordinato, non c'é un filo d'erba fuori posto.
Arriviamo all'Università della California quando sono le 16 ed
entriamo nell'immenso campus, praticamente deserto, costruito
all'interno di un magnifico parco pieno di prati,alberi e
scoiattoli. Non sembra nemmeno di essere in una "scuola" e capitiamo
persino in mezzo ad un matrimonio!!! Schiviamo gli invitati e dopo
una lunga camminata troviamo finalmente lo store dell'Università,
tappa obbligata e scopo principale della visita al campus. Il
negozio é invaso da una folla numerosa e chiassosa, persa come noi
in mezzo a decine di tshirt, cappellini e canotte delle squadre di
baseball e basket locale,tutto ovviamente griffato L.A. Lascio
disposizioni alla Daniela riguardo agli acquisti da compiere e
intanto corro a recuperare l'auto,per velocizzare i tempi e farmi
trovare all'uscita del negozio quando lei avrà terminato la
missione. Il campus però é immenso, un labirinto di strade a fondo
cieco, in mezzo a centri convegni e campi da gioco. Una svolta
sbagliata ed ecco che mi sono perso al suo interno,non ci sono
indicazioni così ci metto 40 minuti a trovare la Daniela. I tempi,
come sempre, sono saltati e lasciamo l'università alle 18. Torniamo
sul Sunset e arriviamo in breve sulla Strip, la parte più
movimentata del boulevard, dove ci sono i locali più fighi e mitici
come il Whisky a Go Go - regno della musica rock dove si sono
esibiti decine di artisti, i Doors agli inizi erano fissi in
scaletta - , il Viper Club di Johnny Depp dove morì River Phoenix,
lo Chateau Marmont - l'elegante castello&albergo dove morì John
Belushi- e così via. E' Sabato sera e il viale scoppia di vita.
Impossibile trovare un buco per parcheggiare e fermarsi, il traffico
é un fiume di auto che ti trasporta via. Al tramonto le mille
insegne si accendono e i locali sono già pieni. Proseguiamo
oltre,passiamo West Hollywood e abbandoniamo il Sunset per entrare
nell'Hollywood Boulevard: é il delirio!!! Anche qui ci sono locali
ad ogni angolo e migliaia turisti si mescolano ai losngelini del
Sabato sera,sembra quasi peggio di Las Vegas. E' uno spettacolo, il
quartiere é tutt'altro che decadente come dicono le guide!!
Decidiamo di arrivare in albergo e tornare con calma più tardi,dato
che é impossibile trovare parcheggio e quelli custoditi hanno prezzi
stellari.Ai lati della strada scorre la Walk of Fame, con le stelle
dei divi del cinema. Passiamo il Mann's Chinese Theatre e il Kodak
Theatre, sede della cerimonia degli oscar, poi arriviamo all'entrata
della Hollywood Freeway, che porta a Nord verso la valle e il nostro
hotel. Prima di entrarci incontriamo la mitica torre della Capitol
Records e la foto é d'obbligo. Lungo la freeway il traffico é
allucinante e completamente fermo in direzione L.A., per fortuna
abbiamo solo una manciata di chilometri da percorrere, presto
usciamo su Ventura Boulevard e arriviamo in albergo prima delle 20.
Siamo a due passi dagli Universal Studio's, da Burbank e North
Hollywood, mentre sulle vicine colline si arrampicano la mitica
Mullholand drive e il Laurel Canyon Blvd. Restiamo in albergo giusto
il tempo di rinfrescarci e sistemare i bagagli, siamo subito pronti
per tuffarci nuovamente nel delirio di Hollywood. Prendiamo la 101
in direzione Sud, usciamo in Highland Avenue e prendiamo al
California 170, ossia Cahuenga Blvd West, dove troviamo un lunga
colonna di automobili in coda. Pochi metri e capiamo il motivo:
siamo all' Hollywood Bowl,il moderno anfitetaro dalla cupola a forma
di mezzaluna. Solo il giorno dopo copriremo che quella sera si é
esibita Janet Jackson. Superato il punto critico costituito dal
concerto scivoliamo via verso Sud, prendiamo un breve tratto del
Santa Monica Boulevard e poi giù lungo La Brea Avenue per andare a
cenare da "I Terroni", ristorante italiano sul Beverly Boulevard,
dove arriviamo in pochi minuti. Il ristorante, scoperto per caso
parlando con un'amica, deve essere piuttosto rinomato perché é pieno
e la gente aspetta fuori in coda che si liberi un tavolo. Abbiamo
deciso di mangiare lì e così sarà, pertanto attendiamo pazientemente
il nostro turno, cosa che capita dopo poco più di mezzora di attesa.
Mentre aspettiamo nel locale entra l'attore David Carradine , famoso
negli anni '70 per la serie kung fu e ripescato da Tarantino in "Kill
bill". Dal vivo ha la stessa cartola e il medesimo sguardo di Bill
nel film del buon Quentin, mi aspetto che estragga da un momneto
all'altro una sciabola!! Nessuno se lo fila e mentre corro a
recuperare la macchina fotografica lui si scola un drink al bancone
del bar, così quando torno é già in strada. Sembra un pò scazzato e
mentre esito per chiedergli una foto ci chiamano perché il nostro
tavolo é pronto.Ceniamo alla grande con del VERO cibo italiano,
magari il posto é un pò costoso per gli standard americani ma il
prezzo é davvero giustificato dalla qualità delle portate. Mentre
commentiamo felici la nostra cena lo sguardo cade su un altro tavolo
dove la Daniela, da buona tele dipendente qual'é,riconosce l'attrice
Sandra Oh protagonista del telefilm Grey's Anatomy. Chiediamo
conferma al nostro cameriere, un simpatico ragazzo italiano,che ci
racconta che lei e i suoi colleghi cenano spesso in quel locale.
Eccitati come ragazzini saliamo in macchina e torniamo verso le luci
di Hollywood, orgogliosi di poter raccontare di aver visto anche due
veri attori!! |
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