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 23 Settembre 2010 - Bryce Canyon

Il piccolo paese di Springdale, alle porte dello Zion, può vantare di essere stato incluso tra “le 20 cittadine più carine degli Stati Uniti” dalla rivista Forbes Traveller. Con i suoi graziosi lodge, i ristoranti e i market di paccottiglia, riesce ad avere un aspetto rustico e caratteristico nonostante debba la propria esistenza unicamente al turismo. I suoi 457 abitanti – al censimento del 2000 – vivono ovviamente di questo ma sebbene il flusso di viaggiatori sia alto in quasi ogni stagione, la popolazione non naviga certo nel lusso, considerando che sorprendentemente l’8% di essa vive sotto la soglia della povertà. Ad ogni modo, dei tanti anonimi centri del West, Springdale è certamente uno dei più gradevoli; se non altro il cibo nei ristoranti è decente, non ci sono troppi motel e fastfood, l’archittettura dei lodge è persino di buon gusto. Certamente è d’aiuto la cornice paesaggistica, dal verde delle foreste al rosso delle falesie. Durante la nostra breve permanenza abbiamo conferma che a Settembre sono ancora parecchi i turisti da queste parti, come si evince dalla difficoltà a trovare un tavolo libero ai ristoranti. Alla fine ci sistemiamo da Spotted Dog Café, elegante e raffinato – oltre che costoso – per gli standard americani, ma che ci regala almeno il piacere di una buona cena.

Vista da Sunrise Point

Dalla nostra esperienza mi sento di dire che raramente si prendono delle fregature nei veri e propri ristoranti degli states, anche se questo comporta una spesa ben superiore ad un fastfood. Sono però dell’idea che in una lunga vacanza – piena di sandwich e hamburger - sia consigliabile concedersi una manciata di volte una cena decente, il più simile possibile ai nostri gusti. Dopo due settimane in terra americana e una giornata nella polvere è bello godersi una pasta al formaggio e una trota alla griglia più che commestibili, magari anche una bella fetta di torta al ciccolato. Perché non concedersi qualche sfizio?? Dopo una buona cena e un sonno riposante, il mattino seguente siamo pronti per affrontare la nostra penultima giornata in terra americana. Un giorno che si preannuncia intenso, nonostante in fin dei conti dobbiamo solo raggiungere il Bryce Canyon, ad appena 140km dallo Zion. Un tragitto relativamente breve per le dimensioni americane. Comunque l’idea è di dedicare al parco l’intera giornata, perché dopo il breve assaggio del viaggio 2008 il Bryce Canyon c’è rimasto nel cuore.

Inspiration Point - Bryce Canyon

. Ad intralciare i nostri piani ci pensano però i lavori sul tratto stradale della Route 9 che porta fuori dallo Zion, per cui dalle 20 la strada viene chiusa. Questo comporta che dovremo partire dal Bryce Canyon al massimo alle 18 per fare ritorno a Springdale prima di rimanere tagliati fuori. Considerando i nostri tempi e una certa innata mancanza di puntualità non è detto che ci riusciremo. Ad ogni modo lasciamo Springdale intorno alle 10 del mattino, dopo un’abbondante colazione in hotel. Anche oggi è una giornata splendida. I lavori sul manto stradale rallentano la nostra uscita dallo Zion, già lenta di suo tra un tornante e l’altro. Quantomeno il panorama è sempre molto godibile girovagando tra le rocce bianche e rosse dell’altipiano. Una volta raggiunta la US 89 – una lunga highway che collega da Nord a Sud Yellowstone, nel Wyoming, con Flagstaff, in Arizona – il traffico diventa scorrevole. Procediamo tuttavia con cautela, memori del ricordo lasciatoci dall’esperienza precedente, quando gli attraversamenti improvvisi dei cervi si susseguirono continuamente rendendo il viaggio un vero incubo. Anche oggi, le grosse carcasse ai bordi della strada che incontriamo ci invitano alla massima attenzione. Mentre la Daniela se la dorme io mi godo il viaggio in relax ascoltando il nuovo cd di Mark Lanegan e Isobel Campbell, circondato dal verde della Dixie National Forest.

 

Fortunatamente arriviamo allo svincolo di Panguitch senza troppi patemi e in breve tempo. In precedenza, a Glendale, va ricordato l’incontro con le volanti della polizia di Kane County: dei pickup parcheggiati a lato della strada, fermi immobili, con un manichino dalle sembianze umane sul sedile del guidatore, al posto di un vero agente. Il significato di un simile gesto ci è ancora oscuro, forse serve solo per intimorire i viaggiatori. Comunque sia il manichino è davvero inquietante! Proprio quando sembra andare tutto bene, all’imbocco del Red Canyon troviamo altri lavori stradali che rallentano notevolmente la circolazione. Un altro imprevisto da considerare per il viaggio di ritorno a Springdale. Superiamo il blocco poco prima di mezzogiorno, scattiamo qualche foto alle magnifiche rocce rosse del canyon e procediamo oltre per il parco. Prima di entrare al Bryce Canyon sostiamo un attimo al Ruby’s General Store per rifocillarci – io con un hot dog! Quando finalmente parcheggiamo al Visitors Center sono ormai le 13. Il programma iniziale era di scendere a piedi nel cuore dell’ “anfiteatro” lungo uno dei tanti sentieri, come il celebre Navajo Loop trail, per godersi il canyon dal basso e non dall’alto come facemmo l’altra volta, quando ci limitammo – per mancanza di tempo – ai soli vista point. Indecisi sul da farsi , sotto il caldo sole dell’ora di pranzo, passeggiamo intorno al belvedere di Sunrise Point. La Daniela insiste per un’escursione a cavallo; io, per non spendere, glisso. Camminando senza un’idea precisa incontriamo un maneggio e a questo punto inutile sfidare il destino; corro al Bryce Lodge e prenoto l’escursione, che partirà da Sunrise Point alle 14.30. Ancora una volta la Dani avrà ragione perché la passeggiata a cavallo nel polveroso Canyon sarà davvero un’esperienza magnifica.

 

A cavallo nel Bryce Canyon

 
Tra una cosa e l’altra l’attesa per l’escursione è breve; presto assieme a noi attorno al recinto dei cavalli si raggruppa parecchie gente. Il cowboy che dormiva nella baracca deve alzarsi e pigramente inizia a preparare le bestie, raggiunto poco dopo da altri tre o quattro compari che sembrano usciti da uno spaghetti western. La nostra guida sarà il buon Dave, un uomo tarchiato e simpatico a cui piace giocare al burbero. In base alla corporatura e all’esperienza nel cavalcare degli ospiti, le guide decidono per ciascuno di noi il cavallo adatto. A me e alla Dani vengono assegnati due docili ronzini, maschio e femmina. Esaltati ci prepariamo alla discesa nel Canyon, agli ordini della nostra guida Dave. La carovana procede ovviamente lentissima, con le povere bestie che avanzano annoiate nella polvere. Ogni tanto Dave ferma il gruppo per raccontare qualcosa del Canyon e lanciare qualche battuta, alla quale per la verità ride solo lui! Il paesaggio è magnifico: il rosso della polvere contrasta con il blu del cielo, limpido e sgombro da ogni nuvola; i pinnacoli rosa del canyon, dalle forme singolari e curiose, svettano sotto il sole cocente. Il sentiero si snoda nel cuore dell’anfiteatro, la parte più spettacolare del Canyon, il cui fondo è coperto di vegetazione. Se la vista dall’alto è spettacolare, scoprire il Canyon dall’interno è ancor più seducente. Fa nulla se la polvere ti copre e si insinua ovunque. Il contrasto dei colori è incredibile, la luce del sole riflessa quasi accecante. Talvolta il panorama di colline sabbiose è quasi surreale. Le formazioni rocciose hanno le forme più insolite, una di esse – secondo Dave – dovrebbe ricordare la sagoma di Robin Williams quando interpreta la nonnina in “Mrs Doubtfire”….Si sale e si scende lungo il sentiero mentre l’ora e mezza di escursione passa veloce. Facciamo ritorno alla stalla intorno alle 16. Prima di abbandonarlo, salutiamo con affetto il nostro cavallo. Siamo talmente contenti che compriamo persino le foto ricordo dell’escursione. La Dani compra anche una tshirt allo store del Bryce Lodge. Avendo ancora tempo a disposizione visitiamo i belvedere di Inspiration e Bryce Point cui la volta precedente concedemmo solo una rapida occhiata. Certo che vedere il Canyon alla luce del giorno e non al buio della sera è tutta un’altra cosa! Scendere ancora più a Sud nel parco è impossibile, visto l’orario. Usciamo dal Bryce poco dopo le 17.30 in modo da avere a disposizione qualche altro minuto per fermarci a Fairyland Point, altro belvedere dal quale si gode una vista magnifica. Non contenti sfidiamo l’orologio e passeggiamo anche nei dintorni. Lasciamo definitivamente il parco alle 18 passate, con 140 km da percorrere per ritornare a Springdale, i lavori stradali in prossimità del Red Canyon e l’incognita cervi che al tramonto sono soli uscire allo scoperto per pasteggiare. Inutile dire che sono già in paranoia, trovare la Zion Park Road chiusa dopo le 20 sarebbe un dramma perché la via alternativa per Springdale è lunga e impegnativa. Per nostra fortuna il viaggio procede tranquillo, con poco traffico e nessun attraversamento di selvaggina. Alla radio sentiamo un’intervista a William Shatner in occasione della prima tv di “My Dad Says”, prevista proprio questa sera. Proprio quando siamo a Mt Carmel Junction – dove si prende la Utah 9 – e viaggiamo in anticipo sulla tabella di marcia, la Daniela crede di leggere su un tabellone il conto alla rovescia per la chiusura della strada, al quale mancano meno di 10 minuti. Eppure sono appena le 19.40….il panico mi assale e guido come un folle sulla tortuosa strada che porta allo Zion, infrangendo largamente il limite di velocità in una assurda corsa contro il tempo. Ovviamente 10 minuti non sono sufficienti a raggiungere l’ingresso Est dello Zion ma non abbiamo scelta. Quando arriviamo all’ingresso del parco la strada è aperta e i lavori non sono ancora iniziati. Tiriamo un sospiro di sollievo, una volta dentro siamo salvi. E’ il tramonto e con tranquillità facciamo ritorno al nostro hotel. Una bella doccia è d’obbligo, prima di tornare a cena nel posto della sera precedente. Siamo alla vigilia dell’ultimo giorno di vacanza.